25 Febbraio 2018
|elezioni
fuori dai giochi del potere oppressivo,
per un’alternativa di vita
La campagna elettorale che si svolge in Italia mostra, come e più del solito, un quadro desolante.
Le forze accreditate di maggior consenso si assomigliano sempre più, con qualche differenza significativa.
Il Pd, reduce da una disastrosa esperienza di governo, si è dimostrato incapace di rappresentare un argine serio al peggioramento delle condizioni di vita di tanta parte della popolazione, malgrado alcune prese di posizione meno forcaiole di altre nei confronti dell’emigrazione e del genere femminile.
Il centro-destra ripropone gli slogan padronali e demagogici tipici del berlusconismo, conditi da accenti crescentemente repressivi e razzisti; nella coalizione è cresciuta la presenza di una Lega aggressiva che punta sul più becero malcontento in settori di ceto medio e di lavoratori. Al suo interno trovano posto fascisti dichiarati come lo stragista di Macerata. Sintomaticamente altri raggruppamenti esplicitamente fascisti e xenofobi, direttamente collegati ad ambienti mafiosi e malavitosi, agiscono indisturbati nella società ed appaiono sul proscenio elettorale.
Il Movimento 5 stelle, presunta novità nel teatrino della politica, propone un inquietante cocktail di qualunquismo arrivista, furberia italiota, ignoranza politichese, sottomissione aziendale, cretinismo tecnoillogico e sete di potere: si tratta del “nuovo” che ci fa andare indietro. Non stupisce che anche nelle sue fila trovi posto la becera intolleranza verso chi viene da altri paesi o la pensa diversamente.
I principali gruppi di potere oppressivo sono anche comitati di affari loschi, popolati da personaggi di malaffare e fuorilegge, talvolta inquisiti più spesso impuniti, dediti in qualunque modo ad accaparramenti, ruberie e corruzioni di vario tipo. Rappresentano il definitivo divorzio tra morale e politica. Perciò suonano sardonici gli allerta dei loro ministri sul “pericolo di condizionamenti malavitosi del voto”, come dire che i partiti statali devono guardarsi da se stessi!
Questi aggregati sono parte integrante, con diversi accenti, del sistema democratico globale e ne incarnano la decadenza in atto, che ha in Trump il rappresentante di punta. Mai come ora emerge evidente però la sintonia tra questo devastante ed ulteriore disfacimento della politica tradizionale e i fermenti negativi presenti nella società. La soggettività collettiva macroscopica, che chiamiamo società statale, è sempre più segnata da una condizione coatta di estraneità e competitività dove attecchisce l’odio. Così si spiega la crescita di una reazione scomposta ai processi storici ed antropologici che sconvolgono la vita della nostra specie, una reazione che acquista tratti violentisti e fascistoidi. Questa tendenza si manifesta e si rafforza sotto diverse forme su scala internazionale nel carattere sempre più apertamente totalitario, militarista e repressivo degli Stati. Russia, Siria, Turchia, Iran, Israele sono alcuni degli esempi più eclatanti del primato bellico imperante sia all’interno dei confini che nei rapporti interstatali. La recrudescenza dell’uccidibilità e della prepotenza colpisce anche in questo paese. Ne sono vittime innanzitutto le donne, i più deboli, i bambini, gli immigrati o anche semplicemente gli italiani di “colore” (è significativo che i signori di cui sopra non hanno sancito neppure l’atavico ius soli), ma più in generale ne sono minacciate tutte le persone di buona volontà e migliori intenzioni. Siamo convinti che per difendere efficacemente gli interessi di questa parte della popolazione sia fondamentale un progetto alternativo ed affermativo di soggettività comune, che contempli e permetta libertà relazionale e sviluppo delle personalità nel rispetto reciproco e in una logica di pacificazione. Una tale prospettiva ha solide basi antropologiche, neurobiologiche e psicologiche, che devono tradursi in teoria, in valori etici e morali, in pratica conseguente. È questo il nostro impegno che si colloca chiaramente, definitivamente e positivamente al di fuori dell’orizzonte politico esistente, ma non può e non deve ignorarlo se non altro perché concerne e rischia di avvelenare la gente comune.
In questa ottica valutiamo le dinamiche delle varie formazioni di sinistra politica presenti nella competizione elettorale, che dovrebbero costituire una qualche speranza di cambiamento. Risulta però che Liberi e Uguali, recente rottura del Pd ma saldamente ancorata alle vecchie illusioni riformiste, e i diversi raggruppamenti di estrema sinistra come Potere al popolo, Sinistra Rivoluzionaria, Partito Comunista sono tutti, con argomenti ed accenti diversi, dentro una logica statalista che porta persino alcuni di loro ad essere schierati al fianco dei peggiori assassini seriali del pianeta. Nessuna di queste formazioni ha messo in discussione le proprie radici novecentesche ormai palesemente fallimentari, ognuna è attraversata da un rifiuto della ricerca e della formazione teorica quale premessa indispensabile di innovazione e liberazione. Soffermandoci sulla più stretta attualità: non mostrano particolare interesse a confluire in un fronte unico contro la crescita dell’onda nera.
Considerando il quadro d’assieme e in virtù dei nostri progetti, riteniamo che la posizione più coerente nelle prossime elezioni sia astenersi o annullare la scheda. D’altra parte teniamo in conto e rispettiamo l’opinione di tanti compagni ed amici che ritengono necessario votare per mandare un segnale di cambiamento seppur flebile. Però, come è emerso anche dal dibattito svoltosi sul nostro giornale, per un motivo o per l’altro nessuna sigla presente nella competizione risponde pienamente neppure a questa esigenza elementare. Allora a chi proprio non riesce a stare lontano dalle urne, il suggerimento è a non farsi illusioni e di votare per chi si crede possa rappresentare una qualche controspinta alle dinamiche reazionarie. La presunta efficacia concreta del voto è una menzogna: sappiamo tutti che con le elezioni non cambia molto e ancor più difficilmente migliorano le nostre esistenze. Al contrario nulla è più concreto dello scoprire e valorizzare la propria umanità. Quindi soprattutto l’invito è a considerare i propri interessi in una prospettiva affermativa non solo difensiva. A ragionare sentimentalmente come protagoniste e protagonisti di una scelta di libertà, di bene, di bellezza, di autenticità, di equità: valori condivisi per realizzare la propria personalità, le proprie relazioni, la propria comunanza umana. Una via alla felicità possibile contrastando le tragedie dell’epoca, un indirizzo inevitabilmente alternativo al freddo e misero raziocinio dell’individualismo alienante, dei rapporti coatti, della estranea società statale. Vi offriamo di conoscere, valutare, sperimentare ciò che le donne e gli uomini de La Comune cercano di essere, quotidianamente.
Segreteria della Confederazione de
22 febbraio 2018
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